Professionisti e imprenditori

Rispetto alla figura del manager, un imprenditore, o anche un professionista del suo settore, ha una posizione totalmente diversa, in quanto è pienamente padrone di sé da un punto di vista professionale.

Questo attività prevedono un alto grado di autosufficienza e una grande libertà decisionale, quindi necessitano di una forma mentis differente.

In questo caso, i profili che hanno ottenuto un successo professionale, hanno dei tratti comuni, come ho potuto anche evincere dal mio lavoro. Loro devono essere efficaci ed efficienti, doti indispensabili al successo del proprio business, che induce per sua natura alla ricerca di risultati sempre crescenti.

Queste attitudini però possono creare una vera dissociazione con la percezione dei propri limiti reali, fattore scatenante nella maggior parte dei loro problemi.

Il trigger è semplice, quanto subdolo: se una persona compie scelte di business vincenti, perché magari è molto brava in quello che fa, potrebbe finire per credere che ogni cosa che pensa è giusta e indiscutibile, in qualsiasi campo.

Ma questo tipo di visione è deleterio, perché si basa sulla falsa percezione ambientale di sé, e che ogni contesto funzioni allo stesso modo, cosa assolutamente falsa, perché ogni ambito ha le proprie specifiche caratteristiche.

Tutto ciò è subdolo perché non è un vero è proprio delirio di onnipotenza, non nasconde in sé il seme della follia, ma si basa sull’abitudine. È un po’ come quell’illusione percettiva che si innesca quando si compra un’auto nuova e immediatamente la si vede ovunque e sembra che in circolazione di siano sempre più vetture di quel modello. Più si accumulano vittorie professionali, più si tenderà a vedere vittorie in tutti gli ambiti dell’esistenza e gli sbagli non verranno più presi in considerazione.

Per fare in modo che questo non accada, prima di tutto occorre imparare ad ascoltare la propria voce interiore, quella che si palesa nei pochi momenti dove non si ha la mante occupata, solitamente quando si sale in macchina da soli, ci si fa una doccia o poco prima di addormentarsi. Se quella voce ci dice che stiamo sbagliando non dobbiamo allontanarla, anestetizzarla con i divertimenti o seppellirla sotto altri impegni, ma riconoscerla come un campanello d’allarme da non trascurare.

Con questo non sto dicendo che se quella voce parla, bisognerà smettere di lavorare, ma magari ci sta dicendo solo che occorre fare una valutazione più approfondita e completa.

A questo punto vale lo stesso discorso fatto per i manager, è indispensabile mantenere i piedi a terra, perché non si è radicati nella realtà, non si puossono piantare quelle radici che permettono di ancorarsi alla propria vera vita e di conseguenza a quella della propria attività.

Ricordiamoci sempre che un essere umano non equivale al proprio pensiero, o alle sue convinzioni, ma è fatto di corpo, mente ed emozioni.

Abbiamo un nome e un cognome, siamo stati bambini, abbiamo avuto amici, abbiamo amato, provato emozioni e tanto altro. Il successo è solo una parte della vita e della propria personalità, fa parte di noi, ma non è la totalità.

Per scoprire questo non ti occorre un viaggio spirituale alla ricerca di te stesso, non devi fuggire da nessuna parte, anche perché magari hai degli impegni che non ti consentono di farlo. Puoi capirlo anche senza andare dall’altra parte del mondo, semplicemente trovando il tuo equilibrio.

La consapevolezza della realtà è quella variabile che ti fa godere veramente a pieno di tutto ciò che hai creato, l’antidoto all’esuberanza dell’ Ego e dell’ansia.

Le voci e i pensieri negativi resteranno, perché ci aiutano a fare i conti con noi stessi e guai se non ci fossero, ma non saranno più tuoi nemici, ma alleati, perché avrai imparato ad ascoltarli e a lasciarti guidare verso la giusta direzione che ti guida nelle scelte più importanti.

Sergio Marchionne, a proposito di questo, una volta disse “Ogni volta che dovrai prendere una decisione importante sarai solo”, questo è incredibilmente vero, motivo per cui occorre essere centrati, consapevoli e avere un radicamento personale tale da prendere la scelta più giusta in base alle proprie esigenze e ai propri equilibri.

Per concludere lascio un messaggio che ritengo molto importante e che in qualche modo riassume il concetto: la vittoria non è fatta solo di guadagni e fatturato, ma è una questione di equilibrio.

Certo i riconoscimenti, il conto in banca e i lustrini hanno la loro importanza, ma non sono tutto, soprattutto se quello che manca sono solidità personale, la serenità e il lato umano della missione che ci ha portati su questa terra.

Cristiano Paolini

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